Vinificazione in bianco di uve a bacca nera. Come e perchè?
Da sempre in Sicilia nascono degli ottimi vini, frutto di una terra benedetta e del lavoro instancabile di uomini e donne che che si dedicano con profonda passione all‘arte del vino, sia in vigna che in cantina.
Le meravigliose caratteristiche pedoclimatiche dell’isola, in questo caso il microclima e i terroir etnei, permettono ai generosi vigneti di generare uvaggi di pregevole qualità.
Le varie maison siciliane, più o meno giovani, custodiscono questo variegato patrimonio culturale curandolo con una professionalità affinata nei secoli, ormai riconosciuta a livello internazionale.
I vini siciliani sono apprezzati da un vasto parterre di esperti e addetti ai lavori e conquistano il palato di un sempre più vasto pubblico di consumatori finali che scoprono con piacere il gusto unico ed inconfondibile del vino isolano.
La moderna arte vitivinicola degli enologi che lavorano in Sicilia è dedicata alla creazione di prodotti che stupiscano per genuinità e qualità sempre superiori, ed è per questo motivo che a volte si possono trovare dei vini bianchi ottenuti da uve a bacca nera. Scopriamo i motivi di questa scelta molto singolare.
Uve a bacca nera
La vinificazione in bianco è un particolare procedimento di vinificazione, l’insieme delle operazioni che porta ad ottenere il vino dal mosto, ottenuto per spremitura delle uve dopo la vendemmia.
La vinificazione in bianco prevede l’immediata separazione delle vinacce e dei vinaccioli dal pigiato. Le vinacce, ossia le bucce degli acini, contengono la più parte delle sostanze di origine polifenolica che sono responsabili della colorazione del vino, mentre i vinaccioli contengono la maggior parte dei tannini che vengono ceduti al mosto in fermentazione.
La vinificazione in bianco porta quindi alla creazione dei vini bianchi senza tannini o con contenuto in tannini molto basso. Viene pertanto utilizzata per la vinificazione delle uve a bacca bianca, ma in alcuni casi è anche utilizzata per ottenere vini bianchi da uve a bacca nera.
In definitiva il mosto che si ottiene è frutto solo del succo degli acini in assenza delle bucce e dei vinaccioli. Ma perché si sceglie, in alcuni casi, di vinificare in bianco uve a bacca nera?
Vinificazione in bianco: come e perché si ottengono vini bianchi da uve nere?
Vino bianco da uve a bacca nera
Il Frappato. Questo vitigno autoctono della Sicilia viene accuratamente allevato e custodito preziosamente dai vitivinicultori dell’area sud-orientale dell’isola, negli agri di Ragusa e Vittoria.
“Frappatu” in siciliano significa “fruttato”, ad indicare l’eccezionalità tipica di questo uvaggio. Anche per questo motivo , in passato, il suo vino veniva utilizzato per “tagliare” i vini più corposi e robusti, non per caso il Frappato contribuisce, insieme al Nero d’Avola, alla creazione del DOCG Cerasuolo di Vittoria, unica ed esemplare DOCG isolana.
Inoltre il Frappato si distingue per freschezza, eleganza e finezza, proprietà che lo contraddistinguono fortemente in un panorama siciliano costituito da vini più corposi, forti e robusti.
Sono questi i motivi per i quali le uve Frappato sono predilette per la creazione di grandi vini bianchi. Per tradizione le sue uve vengono coltivate e vendemmiate meticolosamente con affetto e dedizione particolari, essendo un frutto alquanto delicato.
Poi, in cantina, il complesso procedimento della vinificazione in bianco avviene in modo molto scrupoloso e gli enologi si affidano alle più moderne tecnologie per ottenere un prodotto finale che è diventato uno fra i più grandi protagonisti della vitivinicoltura siciliana.
Vinificazione in bianco: come e perché vini bianchi da uve nere
Dalle uve rosse del Frappato nasce un vino brioso e intenso dal colore dorato. Il Frabianco è in giusto connubio tra il bouquet aromatico tipico del vino bianco e l’eleganza del vino rosso.
La vinificazione avviene con lo stesso procedimento di un vino bianco. L’uva viene subito pressata per evitare la cessione del colore.
Quando la vinificazione sta per terminare, la stessa viene bloccata tramite raffreddamento del serbatoio che la contiene. Questo permetterà al vino di mantenere un residuo di CO2.
Ciò Ciò consente di produrre un vino leggermente e naturalmente mosso. Suggeriamo di abbinare il Frabianco a Linguine all’astice, cocktail di gamberi e sashimi.
Decanter World Wine Awards London, 2015: Commended
Vini Buoni d’Italia: Corona d’Oro.
Ecofriendly: 2017, 2018.
Grappoli di Nerello Cappuccio
Il Nerello Cappuccio è un dono emblematico dell’Etna e delle sue pendici coltivate a terrazze, dove questo vitigno alligna da sempre, compagno fedele dei più intrepidi e coraggiosi viticoltori etnei.
I suoi vitigni vengono coltivati nelle antiche aree che si trovano a 350-900 m sul livello del mare sul versante orientale dell’Etna.
L’aroma del Nerello Cappuccio possiede note delicate e sinuose come l’estratto di legno e sentori di vaniglia, che impreziosiscono al palato i suoi vini.
E’ solo ultimamente che il Nerello Cappuccio viene utilizzato in purezza, permettendo di ottenere dei vini rossi perfetti ed eccezionali, offrendo sentori di tipo fruttato, come la ciliegia e la frutta conservata, mentre nel suo bouquet sono percettibili delicati aromi floreali appena accennati.
Sono queste sue caratteristiche peculiari che, in certe annate, inducono gli enologi a vinificare in bianco le uve del Nerello Cappuccio, offrendo vini bianchi armoniosi e delicati.
Questo vino dall’animo vivace è una delle più belle sinfonie dell’arte vinicola Milazzo. Infatti Il Nerello Cappuccio entra in un delicato connubio con altrettanto emblematici uvaggi siciliani: lo Chardonnay e l’Inzolia.
Giovane, fresco, un fruttato elegante. Bianco di Nera è il frizzante Milazzo. Impronta inconfondibile per lo Charmat corto della maison siciliana. Seconda fermentazione in autoclavi per un breve periodo per esaltare al calice profumi e morbidezza dall’impatto immediato.
Bel colore giallo paglierino tenue con riflessi verdi. Al naso sprigiona un bouquet ricco, in cui le note di mela verde e pera bianca si uniscono a leggeri sentori speziati che richiamano vegetali aromatici. Al palato è fresco e cremoso, rivela un’ottima sapidità e bevibilità.
ABBINAMENTO: antipasti, primi piatti leggeri, pesce e carni bianche
TEMPERATURA DI SERVIZIO: 6-7°c circa
Uve di Nerello Mascalese
Il Nerello Mascalese è un vitigno autoctono della Sicilia e alligna da sempre sulle pendici dell’Etna, dove trova il suo habitat prediletto fatto da terreni costituiti di sabbia, ceneri e sali minerali. Anche il clima lo rende unico con le sue forti escursioni termiche.
Sull’Etna viene allevato ad alberello, un sistema molto faticoso per gli agricoltori, i quali però non si scoraggiamo grazie alla consapevolezza di dedicarsi ad un frutto di qualità superiore che riesce a regalare grande soddisfazione al loro instancabile lavoro.
La delicata armonia tra condizioni pedoclimatiche e lavoro dell’uomo riesce perciò ad ottenere grandi vini da questo superbo vitigno etneo.
Già la Magna Grecia conosceva le indiscusse doti e qualità del Nerello Mascalese, e saranno poi i romani a impiantarlo definitivamente nella Piana di Mascali sul versante nod-orientale del vulcano siciliano.
E’ l’Etna e la dedizione dell’uomo che lo custodiscono da secoli su terreni dall’atmosfera “lunare” tra i 350 e i 1100 metri sul livello del mare.
Nel 1968 il Nerello Mascalese diventa la base per la denominazione DOC dell’Etna Rosso, di cui rappresenta almeno l’80%, mentre il restante 20% è dato dal vitigno Nerello Cappuccio.
La vinificazione in bianco delle sue uve viene adoperata per creare dei vini bianchi dal solo succo derivante dalla prima spremitura, separandolo dalle vinacce e dai vinaccioli. Si preservano in questo modo le qualità organolettiche tipiche del Nerello Mascalese adatte, in certe annate, a creare dei vini bianchi dal gusto fragrante, sapido e minerale e dal bouquet delicato e fruttato, tutte qualità tipiche dell’aroma del Nerello Mascalese etneo.
Al-Cantàra in arabo significa Ponte, non per niente la mission della maison siciliana è coniugare territorio vino e cultura. I nomi dei vini fanno riferimento a precise poesie di autori isolani.
A Nutturna, ad esempio è il titolo di una bellissima poesia in siciliano scritta dal famoso drammaturgo e poeta Nino Martoglio. Tutti i nomi dei vini Al-Càntara sono attinti al vasto repertorio culturale di poeti siciliani.
I vitigni di Nerello Mascalese dai quali proviene questo vino sono coltivati nella contrada Feudo S. Anastasia a Randazzo, presso la quale si trovano i terreni e le cantine. E’ un terroir tra il magico, il fascinante ed il sacro: una valle benedetta incastonata tra l’Etna a sud ed i Nebrodi a nord.
le uve, allevate su terreno vulcanico ricco di minerali e di scheletro, vengono vinificate in bianco ed il vino è poi affinato, per 6 mesi, in acciaio. Si tratta di un bianco fragrante, sapido e gradevole al palato. A Nutturna sfoggia un gran bel colore giallo paglierino. Al naso si esprime con sentori fruttati e note di erbe aromatiche. Al palato si rivela fresco, di grande sapidità ed equilibrato. Temperatura di servizio: 8°-10°C.
Capacità di affinamento in bottiglia: 5-7 anni.
Abbinamenti. E’ un ottimo amico di occasioni informali, e può essere abbinato piacevolmente a secondi piatti di carni bianche o a base di sapori di mare.
Premi e riconoscimenti. Numerevoli e di grande pregio i premi ed i riconoscimenti ottenuti da questo vino. Infatti sin dal 2008, in un continuo crescendo, la cantina siciliana colleziona l’apprezzamento e la stima degli intenditori presenti ai grandi eventi che celebrano il vino, sia a livello nazionale che internazionale.
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